Il provvedimento di incentivazione delle riqualificazioni energetiche degli edifici introdotto nel 2007 ha prodotto significativi benefici, sia in termini energetici e ambientali, che in termini economici.
Roma, 30 gen. - (Adnkronos) - Grazie alle detrazioni fiscali del 55%, dal 2007 al 2010, le famiglie italiane hanno potuto risparmiare circa 896 milioni di euro. E' quanto stima Althesys, società di consulenza nel settore delle utilities. Il provvedimento di incentivazione delle riqualificazioni energetiche degli edifici introdotto nel 2007 ha, dunque, prodotto significativi benefici, sia in termini energetici e ambientali, che in termini economici. In particolare, in soli 3 anni, le detrazioni fiscali del 55%, spiega Alessandro Marangoni, ceo do Althesys, "hanno permesso di conseguire un risparmio, in termini di energia finale, pari a 5.204 Gwh all'anno. Un risultato che ha permesso di evitare all'ambiente 2,6 milioni di tonnellate di emissioni di Co2".
Anche in termini economici il beneficio è consistente. Valorizzando l'energia risparmiata al prezzo medio annuo di un consumatore domestico tipo, risulta che "le famiglie italiane hanno potuto risparmiare circa 896 milioni di euro grazie alle detrazioni del 55%". L'efficienza energetica, sottolinea Marangoni, "rappresenta un elemento chiave per raggiungere gli obiettivi di politica ambientale al 2020".
Tuttavia, non essendo questo target vincolante, aggiunge il ceo di Althesys, ''spesso rimane in subordine rispetto a quanto fissato dalla direttiva europea. Oggi si sostengono investimenti ingenti per sviluppare il settore delle rinnovabili. Puntare sull'efficienza, e quindi ridurre i consumi, può consentire all'Italia di rispettare i target (vincolanti) con minori installazioni e, quindi, con incentivi inferiori''.
Gli obiettivi fissati dal Piano d'azione nazionale (Pan) per le rinnovabili sono calcolati basandosi su uno scenario di previsione dei consumi al 2020. Tale scenario, "tiene già conto degli effetti delle misure in materia di efficienza energetica, che saranno contenute nel Piano straordinario di efficienza energetica". Di conseguenza, "tutte le stime della potenza che l'Italia dovrà installare in impianti alimentati da Fer (Fonti energetiche rinnovabili) e dei costi che i consumatori pagheranno in bolletta per incentivare tali investimenti si basano sul presupposto che si riesca a conseguire un risparmio nel settore elettrico di 2,8 Mtep al 2020''.
Ma quali sarebbero le conseguenze per il sistema Italia se non si raggiungesse tale obiettivo? Per Marangoni, il rispetto dei target previsti dalla direttiva richiederebbe l'installazione di una capacità di generazione da Fer aggiuntiva, che potrebbe essere pari a: "1,6 Gw nel caso in cui si ricorra alle rinnovabili nella quota prevista dal mix energetico risultante dal Pan (scenario mix) o 8,2 Gw qualora si sopperisse alla maggiore domanda di energia con elettricità prodotta esclusivamente da fonti rinnovabili (scenario Fer)".
Tale potenza, aggiunge Marangoni, "sarebbe addizionale rispetto a quanto stimato nello scenario Pan, secondo cui la capacità da installare nelle Fer al 2020 (escluso il grande idroelettrico) ammonta a 29,9 Gw". In entrambi i casi, però, "si dovrebbero mantenere incentivi più elevati, con un conseguente maggiore onere per i consumatori. Nell'ipotesi che le tariffe per gli impianti realizzati da qui al 2020 siano mantenute a livelli più elevati, la maggior spesa ammonterebbe a: 14,2 miliardi di euro nel caso in cui la domanda sia soddisfatta nella modalità prevista nello scenario mix oppure 24,4 miliardi di euro nel caso in cui si sopperisca al maggior fabbisogno energetico ricorrendo esclusivamente alle fonti rinnovabili".
L'impatto complessivo del mancato raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica per l'Italia "comporta un conseguente peggioramento del risultato del bilancio costi-benefici che si realizzerebbe nel caso Pan. Il confronto tra questo bilancio e quello dello scenario mix, ("ragionevolmente quello più probabile nel caso non si cogliessero gli obiettivi di efficienza energetica"), per Marangoni, "evidenzia un chiaro peggioramento del risultato, che scende di quasi 6,8 miliardi di euro".
Infatti, "nonostante l'incremento della capacità produttiva da Fer comporti un maggiore indotto, nuovi posti di lavoro e, di conseguenza, un incremento del Pil, il livello più elevato di incentivi prevedibile per spingere i maggiori investimenti necessari porta a un saldo finale peggiore". Inoltre, conclude Marangoni, "gli effetti complessivi per il Paese, ambientali ed economici, sarebbero negativi dovendo soddisfare la maggiore domanda energetica con il ricorso non solo alle rinnovabili, ma anche alle fonti fossili.
Nessun commento:
Posta un commento