mercoledì 11 luglio 2012

Eolico: in Italia poca innovazione e lentezza burocratica


Innova Energie Rinnovabili, Cagliari

Passi il taglio medio degli incentivi statali, pari al 10% rispetto alle tariffe precedenti; ma tutte le complicazioni burocratiche non piacciono neanche un po' alle associazioni delle energie rinnovabili. Con l'uscita dei decreti sulle rinnovabili, assistiamo così all'ennesimo malcontento sull'operato del Governo. Nulla di diverso ci si poteva aspettare al lancio del primo rapporto sull'eolico italiano dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano (Wind energy report 2012). A stupire, casomai, è il cauto ottimismo delle imprese, più concentrate sulle prossime sfide tecnologiche per migliorare l'efficienza energetica delle turbine, piuttosto che sulle contraddizioni delle misure appena approvate.

L'Italia è il settimo mercato mondiale dell'eolico, con 6,7 GW di potenza totale disponibile alla fine del 2011, di cui quasi un GW aggiunto l'anno scorso. Tuttavia, investire nel settore dell'eolico da noi è più costoso in confronto agli altri Paesi europei. Nel Vecchio continente occorre sborsare poco meno di un milione e mezzo di euro per installare un MW (1,4 per la precisione), mentre bisogna prevedere 200.000 euro in più per i progetti nello Stivale. Come si spiega questa differenza del 20% circa? A pesare, evidenzia il rapporto, sono gli extra costi per lo sviluppo degli impianti eolici, dovuti alla lentezza delle autorizzazioni. C'è un altro esito penalizzante del fardello burocratico: ci vogliono 4-5 anni in media per approvare un progetto, frenando così l'evoluzione tecnologica. Significa che le fattorie del vento italiane utilizzano turbine eoliche che, nei mercati più maturi, sono state soppiantate da modelli più moderni da almeno un paio d'anni.

Quindi non brilliamo per capacità innovativa. Ecco la nota dolente segnalata dagli operatori. Enzo Dalpane di Edison l'ha spiegata così: l'eolico è una fonte teoricamente più matura rispetto al fotovoltaico con quasi trent'anni di storia industriale, ma perfino i modelli più recenti di turbine eoliche hanno mancato l'innesco di una vera rivoluzione tecnologica. I rendimenti elettrici degli aerogeneratori sono rimasti pressoché stabili. L'aumento della loro potenza nominale non ha portato a un aumento proporzionale dell'efficienza energetica. Le pale sono sempre più grandi ma la percentuale di vento catturata è sempre la stessa, con lievi incrementi. Benedetto Gallina di Siemens è d'accordo. Efficienza energetica e riduzione dei costi sono le priorità dell'industria, in un mercato internazionale che non può certo fermarsi ai confini italiani e ai suoi decreti.

Certo la nostra burocrazia che autorizza impianti eolici vecchi di 4-5 anni è un ostacolo in più. Il sistema delle aste al ribasso, che scatterà nel 2013 per tutti i progetti di potenza superiore a 5 MW, così come il registro per le installazioni tra 60 kW e 5 MW, è un nuovo onere amministrativo che le imprese avrebbero volentieri evitato. Pure i contingenti annui, 60 MW per gli impianti eolici a registro e 500 per quelli che parteciperanno alle aste, sono una "follia" secondo Luciano Pirazzi, segretario scientifico dell'Anev, perché deprimeranno la crescita di questa fonte rinnovabile (a poco più della metà di quanto visto nel 2011) e ridurranno l'occupazione nel settore. Senza contare, ha aggiunto Pirazzi, che il tempo per adeguarsi ai cambiamenti è molto esiguo, per colpa del Governo che ha pubblicato i decreti attuativi 16 mesi dopo il decreto 28/2011 sulle rinnovabili....continua a leggere

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