La norma più inattesa è quella che farà arrabbiare le Regioni, e che consentirà alla presidenza del Consiglio di sbloccare la realizzazione degli impianti energetici: centrali e rigassificatori soprattutto. Quella che ha richiesto più impegno è il riordino degli incentivi statali esistenti e la loro confluenza in un Fondo unico che garantirà alle imprese, in un anno, almeno 600 milioni di euro tra finanziamenti agevolati e contributi in conto capitale per cofinanziamenti rispetto a fondi Ue e regionali.
Primo pacchetto.
Sono in arrivo in consiglio dei ministri, forse mercoledì o venerdì prossimo, il decreto Crescita e quello infrastrutture. Come ha chiarito domenica da Trento il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, saranno solo i primi provvedimenti di una serie: gli altri verranno quando saranno disponibili risorse maggiori, anche provenienti dalla spending review .
E infatti, in realtà, questo primo pacchetto nel confronto con la Ragioneria ha perduto alcuni pezzi: il credito d'imposta, che era la norma cardine, resta circoscritto alle spese per il personale altamente qualificato (master in materie tecniche), con un'aliquota pari massimo al 40% delle spese ammissibili. Le minori entrate fiscali previste, pari a circa 22 milioni rispetto ai 510 milioni di partenza, danno l'idea del ridimensionamento subito.
Gli incentivi statali.
Il riordino degli incentivi statali prevede l'istituzione di un Fondo per la crescita sostenibile da circa 600 milioni così recuperati: 118 milioni dai Contratti di Programma per le «aree depresse»; 140 dai Contratti di Area; 330 dal Fondo per l'innovazione; 34,5 dalle risorse per la Reindustrializzazione. In più circa un miliardo sarà attivabile dal Fondo rotativo della Cassa depositi e prestiti per il sostegno alle imprese. Altre risorse potrebbero derivare dal Fondo Industria 2015, dalle agevolazioni per le Aree sottoutilizzate e da quelle per l'intervento straordinario per il Mezzogiorno, dai fondi per il settore minerario e il commercio elettronico....continua a leggere
Fonte: corriere.it
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