Gli italiani risparmiano a tavola, ma non sono disposti a ridurre la qualità dei cibi che mangiano. Secondo un sondaggio realizzato dal Gruppo Pam da Coesis Research risulta chiaramente che l’80% degli italiani sono sempre più attenti a cosa comprare e cercano di risparmiare anche sul cibo.
E sono sempre più gli italiani che scelgono luoghi in cui è possibile mangiare cibi etici, biologici, a chilometro zero, che producono lavoro, solidarietà e inclusione sociale. Si tratta di ristoranti sociali e solidali, spesso promossi da associazioni ed enti non profit e gestiti da cooperative sociali di ‘tipo B’, ossia imprese sociali che inseriscono nel mondo del lavoro persone svantaggiate.
Un altro dato importante che emerge dal sondaggio è che circa il 70% degli intervistati ammette che in futuro preferirà comprare il cibo in supermercati e ipermercati, evitando i negozi al dettaglio e i mercatini rionali. Questa scelta è dovuta ai prezzi. Sono molto inferiori i primi rispetto ai secondi. La disponibilità di prodotti a filiera corta anche nella grande distribuzione (che ha iniziato a esporli ben in evidenza negli scaffali), permetterà agli italiani di far coincidere risparmio, ecologia e salute.
Sempre in riferimento alle nuove abitudini alimentari degli italiani e alla sempre maggiore preferenza verso i cibi più naturali e a km zero, va segnalato il progetto Cibolando nato da un’idea di Silvia Annaratone, vincitrice del primo concorso “Alimentarsi bene, vivere meglio – educare alla ricchezza e varietà alimentare italiana”.
Si tratta di un sito Web rivolto soprattutto agli studenti delle scuole medie che, attraverso il gioco, sensibilizza i ragazzi sulla giusta e corretta alimentazione e insegna loro quanto è ricco e vario patrimonio alimentare italiano tipico. Altro obiettivo molto interessante di Cibolando è la conoscenza delle professioni, tradizionali e non solo, legate al settore agroalimentare, dell’enogastronomia e del turismo enogastronomico. Tutti settori che sostengono una forte promozione del territorio e della natura e sono notoriamente fonte di reddito per l’Italia.
Da questo punto di vista, però, va citato il grido di dolore dell’agricoltura italiana nei confronti dell’Unione Europea e del suo avvicinamento agroalimentare ai paesi nordafricani. Il Parlamento Europeo, infatti, sta per approvare un nuovo accordo commerciale bilaterale fra l’Unione europea e il Marocco per i prodotti del settore agroalimentare e della pesca. Insorge Confagricoltura con Sandro Gambuzza, il suo presidente provinciale di Ragusa (tra le province italiane forse la più importante nella produzione orticola):
Speriamo che il nostro Governo oltre ad attuare, e ad altissimo prezzo, le riforme volute dall’Unione Europea, abbia la forza di far sospendere la decisione, già votata dalla Commissione, che prevede l’abbattimento delle frontiere per i prodotti nord africani, ovvero per agrumi, olio, ortofrutta, fiori e prodotti ittici
Prodotti che, probabilmente, saranno anche buoni e sani ma che, certamente, fanno migliaia di chilometri (ed emettono tonnellate di CO2) prima di arrivare sulle tavole degli italiani. Esattamente il contrario di quello che affermano di volere gli italiani: filiera corta e km zero.
-Innova Energie Rinnovabili, Cagliari-
-Innova Energie Rinnovabili, Cagliari-

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