Fonte: greenbiz.it
Abbiamo parlato delle reazioni delle associazioni del settore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legge1/2012, che blocca gli incentivi per gli impianti fotovoltaici in aree agricole. Ma c’è anche la seconda faccia della medaglia: chi lotta per la tutela del territorio, come la LIPU, è infatti molto soddisfatto della decisione del governo.
Il fotovoltaico in aree agricole non potrà più essere incentivato tramite il Conto Energia. E’ quanto previsto dall'articolo 65 del decreto liberalizzazioni pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 gennaio. Sono esclusi gli impianti il cui iter autorizzativo è già in corso e quelli per i quali è già stata presentata richiesta, a patto che entrino effettivamente in esercizio entro un anno.
A scaldare gli animi delle associazioni del settore è stato il sovrapporsi di questa norma (l’art. 65 appunto) con quanto previsto dal decreto sulle rinnovabili dello scorso anno, che appunto concedeva incentivi al fotovoltaico agricolo e dava un anno di tempo per far entrare in esercizio gli impianti. Così, in pratica, ai produttori verrebbero tolti alcuni mesi per poter incassare gli ecobonus rendendo gli impianti operativi. E anche la Cgil, nelle ultime ore, si è schierata a loro favore, difendendo il decreto legge n. 28 del 3 marzo 2011, quello sulle rinnovabili appunto.
Ma ecco l’altro lato della medaglia. Sappiamo bene, infatti, che ci sono numerosissime realtà che lottano per la difesa del suolo e delle attività prettamente agricole e non vedono di buon occhio l’occupazione del terreno da parte di chi, installando pannelli solari senza scrupolo, punta a trarne profitto. I terreni agricoli, secondo dati Coldiretti, ospitano infatti il 42,4% del fotovoltaico italiano e, proprio per questo, anche il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, ha affermato che la norma punta ad arginare questo fenomeno, dilagante soprattutto al Sud. La stessa cosa, a grandi linee, era stata ribadita dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini.
I due ministri raccolgono il favore di molti, in ogni caso, ad esempio della Lipu. Ecco cos’ha dichiarato Enzo Cipressidella delegazione pugliese: “Vaste aree del Mezzogiorno sono ormai snaturate e devastate dalla corsa alle rinnovabili ‘senza se e senza ma’. Un capitolo triste, ascrivibile a quella miseria politica che ha gratificato speculatori e faccendieri, con il sostegno di una evidente sottocultura con la quale gli impianti industriali fotovoltaici - come quelli eolici - sono stati addirittura definiti ‘parchi'".
" A fronte di distese solari disseminate qua e là, senza criterio e rispetto alcuno nelle aree agrarie e pastorali, poco più in là le urbanizzazioni, le aree industriali o comunque antropizzate da decenni di cemento selvaggio rimangono invece del tutto o quasi inutilizzate da tali insediamenti. In tali aree, già compromesse sul piano ambientale, non ci sarebbe bisogno nemmeno di impattanti e costosi elettrodotti. Per la LIPU, ma anche per chiunque abbia un minimo di buon senso, un paradosso evidente, banale e soprattutto intollerabile”, ha aggiunto Cipressi
Non tutti, quindi sono d’accordo con le associazioni del fotovoltaico, in primis Anie/Gifi e Assosolare. Anzi, c’è chi pensa “senza se e senza ma” che debbano vincere le ragioni del territorio. Ma davvero queste ragioni dovranno essere per sempre in contrasto con lo sviluppo di un settore importantissimo per il rilancio del nostro Paese
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